Consenso, guerra, aborto, analfabetismo: cosa accomuna questi 4 termini? La creazione di un nuovo sistema di sorveglianza dai confini ancora ignoti: nascita dell'Architettura dell'Oppressione
Il più antico sistema di sorveglianza della storia (foto originale, da me decontestualizzata, di Alessandro Ieardi, Flickr) |
«Da qualche tempo la guerra è venuta a trovarci in casa», scrive nel maggio 2016 Maria Matteo su A-Rivista anarchica: «La convinzione che la guerra fosse altrove, passo a passo, si sta frantumando. Ma resta l'illusione che sia possibile ricacciarla indietro» attraverso la militarizzazione di città trasformate in laboratori di (cyber)sorveglianza ed eugenetica della cittadinanza, innalzando Muri contro una "minaccia" migrante che è autoprodotta dagli interessi del mondo atlantico, economici prima che politici, su territori e risorse del cosiddetto Sud Globale. Muri che la grammatica del Potere trasforma in armi di politica interna, con l'obiettivo di dar vita ad una società della paura, de-alfabetizzata alla comprensione e all'opposizione, in cui ogni singolo cittadino rischia di trasformarsi in strumento di auto-sorveglianza, consapevole o meno che sia.
[Leggi l'intero approfondimento sull'Architettura dell'Oppressione]
Aborto libero, sicuro e indecoroso
24 giugno 2022: guidata dalla sua ala più conservatrice, la Corte Suprema degli Stati Uniti[1] abolisce la storica sentenza Roe v. Wade, che dal 1973 legalizza l'interruzione volontaria di gravidanza (da ora, per brevita, Ivg). Da quel momento l'aborto libero e sicuro non è più un diritto costituzionale tutelato a livello federale ed ogni Stato può legiferare per proprio conto: 26 dei 52 totali si esprimono fin da subito per rendere l'aborto completamente illegale, cancellando per 40 milioni di donne una parte importante del diritto alla salute e all'autodeterminazione. Altri Stati, tra cui la California, annunciano che non terranno conto della sentenza e, anzi, continueranno a tutelare il diritto all'aborto così come è stato per 49 anni.
La decisione è un passo di una più ampia battaglia che l'ala conservatrice della Corte – o per meglio dire l'ala oscurantista – porta avanti per cancellare altri diritti civili e sociali, come quello alla contraccezione e al matrimonio per le persone lgbtqi+. Nessuna restrizione, invece, per il matrimonio interraziale, di cui beneficia anche il giudice Clarence Thomas, considerato il più conservatore dell’intera Corte.
Cancellare il diritto all'aborto è un'idea che stuzzica un'ampia parte della politica e della popolazione italiana, che ne pretende l'incostituzionalità mentre sfila in stolidi "processi di riparazione" contro il Pride – come accade a Reggio Emilia nel 2017 e nel 2022 – e sogna la restaurazione del potere temporale della Chiesa cattolica dalle Alpi alla Sicilia.
Eliminare con un tratto di penna un capitolo del diritto alla salute – non solo sessuale e riproduttiva – e all'autodeterminazione della donna non cancella l’aborto come pratica medica, ma lo riporta indietro nel tempo, nell'ambito della clandestinità e della indecorosità. Già prima della decisione della Corte Suprema, comunque, l'aborto non è considerato un diritto disponibile per moltissime donne appartenenti alle classi più vulnerabili, migranti o a persone con altre capacità di gestazione – come le persone transgender – spesso invisibilizzate persino nel dibattito sul tema, dentro e fuori i confini degli Stati Uniti.
Per approfondire:
- Aborti invisibili – Ghalia Kadiri sulla situazione in Marocco, Le Monde/Internazionale, 4 novembre 2022
- Honduras: le attiviste che aiutano le donne ad abortire – Alessia Ferri, laSvolta, 26 maggio 2023
- Le attiviste che continuano a lottare contro le leggi anti aborto in Polonia – Carlotta Sisti, Elle, 28 maggio 2023
- Il diritto d'aborto va garantito nella vita delle donne e non solo sulla carta – Anna Pompili sul caso Italia, Micromega, 22 maggio 2023
Sorvegliare&punire: capitolo antiabortista
In risposta alla sentenza della Corte Suprema, oltre a protestare molte donne che ne fanno uso cancellano dai propri telefoni le app per il monitoraggio del ciclo mestruale, trasformatesi in database di potenziali prove a carico per condannare via tribunale per "reato di aborto" chiunque si avvalga o presti aiuto nel percorso di ivg. Tracciare queste app, che solo negli Stati Uniti raccolgono un bacino di oltre 50 milioni di utilizzatrici, serve anche come deterrente per le persone che provano a spostarsi da uno Stato anti-abortista in uno dove l'ivg è ancora assicurata.
Cancellare solo le app però non basta, come segnalano vari esperti in cybersicurezza e privacy digitale: potenzialmente, infatti, ogni applicazione o sito che raccolga dati personali può mettere in pericolo la sicurezza fisica e digitale di chi ne fa uso – Google Analytics ai giochi, dalla geolocalizzazione fino ai social network e motori di ricerca privacy(non)friendly – che sia per informarsi sull'interruzione volontaria o denunciare la violenza dei gruppi di Potere, malapolizia compresa, soprattutto nei Paesi che ricorrono in misura sempre più stringente a strumenti e politiche di sorveglianza di massa, come quelle denunciate un decennio fa da Edward Snowden con lo "scandalo Datagate-Prism" e mai realmente abolite.
Guarda: Edward Snowden su Corona virus e sorveglianza di Stato, Youtube
Quanto ne sai dei dati digitali che diffondi?
L'uso oppressivo delle tecnologie che ogni giorno portiamo in tasca, spesso ignorandone il funzionamento, evidenzia anche quanto sia pericoloso sottovalutare il non sapere quali strade prendano i dati personali che, per volontà od obbligo contrattuale, condividiamo con app e siti ogni volta che ne accettiamo le "Condizioni di utilizzo": uno studio del British Medical Journal del 2019[2] ha scoperto come il 79% delle app legate all'argomento "medicina" presenti sul Google Play Store abbia condiviso con le cosiddette "terze parti" i dati dei propri utenti in modo tutt'altro che trasparente.
In quello che è ormai un mercato dei dati personali – composto da una parte completamente illecita – i dati sanitari rappresentano uno degli obiettivi più appetibili e semplici da raggiungere, come da tempo denuncia la giornalista Stefania Maurizi, unica giornalista italiana ad aver lavorate con Wikileaks.
Guarda Zero Privacy, Cullen Hoback, 2013 [documentario completo]
Prontuario contro l’ingenuità digitale
Qualunque motivo tu abbia per usare internet e app, non puoi permetterti di farlo in modo ingenuo: la tua sicurezza digitale dipende soprattutto da te ed è sempre più importante pilastro della sicurezza fisica. Una condizione che giornalisti ed attivisti conoscono molto bene, mentre l'utente medio è ancora fermo ad una ingenuità degna del signor Pebkac[3]. Se non vuoi arrivare a soluzioni drastiche come sostituire Windows con un altro sistema operativo, tra le misure di sicurezza digitale – livello base – che devi implementare, oltre a modificare ciclicamente le password, ci sono:
- proteggere tutte le tue connessioni ad internet con un sistema Vpn, a pagamento, per tutti i devices con cui navighi
- usare browser e motori di ricerca che tengano i dati in locale – senza farli uscire dal tuo pc, tablet o cellulare – e siano attenti alla privacy, come il browser Tor, che aiuta a rendere anonima la navigazione
- aggiungere adblocker a tutti i tuoi browser
- adottare programmi per l'invio e la ricezione di e-mail che usano la cifratura GPG (Gnu Privacy Guard[4]) e passare a sistemi di messaggistica schermati dietro crittografia end-to-end
- attivare l'autenticazione a 2 fattori (2FA) su tutte le app e i siti che usi e ti chiedono di loggarti. Bonus tip: usa un'app di autenticazione, non codici inviati via email o sms
- “degoogleizzare” e decentralizzare la tua vita digitale, ridefinendo – tra le altre – l’intero ecosistema dei social network che usi [nota a margine: ad oggi Inchiostro Politico è ospitato su una piattaforma Google, ma ciò potrà cambiare in futuro, ndr]
Tu la chiudi la porta del bagno (digitale)?
Per dirla con Gabriel Weinberg, fondatore di DuckDuckGo, uno dei più noti motori di ricerca "pro-privacy", «Tutti sanno cosa fai in bagno, ma continui a chiudere la porta»: la stessa regola dovrebbe valere per la nostra attività digitale e, soprattutto, l'assunto di base del tutelare il nostro diritto ad una navigazione sicura. Ma l'idolatria del "non avere niente da nascondere", sommata ad un diffuso analfabetismo su strumenti e diritti digitali, porta la famiglia Pebkac su una strada diametralmente opposta, con il risultato di trasformarci nel miglior alleato (ignaro) dell'industria dello spionaggio.
L'immensa quantità di dati e informazioni digitali e digitalizzate che ogni giorno rilasciamo in rete migliora infatti la capacità degli algoritmi di sorveglianza – e degli esseri umani che li addestrano – di capire relazioni emotive e modi di pensare delle persone, rendendo più facili profilazione e controllo dei comportamenti sociali, comprese scelte elettorali e commerciali.
Controllo che avviene all'interno di un "patto tacito", ma ormai di dominio pubblico, tra i governi e le multinazionali che fanno profitto con i dati personali (come Google, Meta e Microsoft) trasformate di fatto in agenzie di spionaggio private grazie alla loro capacità di assemblare ciò che gli utenti caricano o cercano su social e motori di ricerca: incrociando i dati Gps – che nei fatti rappresentano la "memoria storica" dei nostri spostamenti – con email e dati della carta di credito, ad esempio, è possibile individuare sia i posti preferiti di una persona quanto prevederne acquisti e comportamenti futuri.
2013, l’anno della Sorveglianza
Un momento interessante, in questo contesto, è il 2013: mentre il mondo scopre il contropotere giornalistico di Wikileaks ed un giovane analista dell'Nsa – Edward Snowden – è costretto a rifugiarsi in Russia per aver denunciato l'illegale sistema di sorveglianza di massa degli Stati Uniti, il Wall Street Journal riporta come 56 tra le 101 app più popolari presenti negli store di Google/Android ed Apple trasmettano il numero identificativo del cellulare a società terze, attive nel settore marketing e pubblicità, senza il consenso degli utenti.[Facebook in Privacy Breach].
Si scopre in quell'anno, inoltre, il ruolo di In-Q-Tel come braccio imprenditoriale della Cia e dei suoi finanziamenti al gruppo Zuckerberg e per lo sviluppo di Google Earth, in quegli anni impiegato dall'Esercito statunitense nell’operazione “Iraqi Freedom” per mappare il territorio e le posizioni di truppe e armamenti.
Per approfondire:
- Tutte le mosse del braccio finanziario della Cia (In-Q-Tel) in Europa – Giuseppe Gagliano, Start Magazine, 26 ottobre 2021
- In-Q-Tel, il venture capital della Cia, lavora nell’ombra – Damian Paletta (Wall Street Journal), tradotto da Giorgia Crespi per Milano Finanza, 30 agosto 2016
Il Panopticon di Focault nello smartphone
È una logica evoluzione di quella Società della Sorveglianza e della Paura che il Potere atlantico istituisce in risposta agli attacchi dell'11 settembre 2001, costituendo, attraverso l'impegno quotidiano di partiti e latifondi mediatici, un sistema – sociale, politico ed economico – che dietro il feticcio della Sicurezza cela il capitolo più antidemocratico ed oscurantista della sua Storia, fatto di sorveglianza di massa ed emergenzialismo, città indecorose e inesistenti "invasioni" migranti, con l'obiettivo di definire "dall'alto" il grado di decoro pubblico e privato della società stessa e di chi la abita.
Dentro la lotta contro il "terrorismo globale" – formula che varia profondamente significato a seconda del luogo da cui la si pronuncia – viene sviluppato un nuovo "Panopticon"[5], che sostituisce al guardiano posto al centro dello schema focaultiano un sistema permissivo-premiale basato sullo smartphone, che il filosofo sudcoreano Byung-Chul Han definisce «dispositivo di registrazione psicometrica»[6], e su infrastrutture sempre più stabili, che per questo aiutano a diffondere dati e informazioni in modo sempre più massivo e, appunto, ingenuo.
«La libertà è schiavitù», scrive George Orwell sulla facciata del Ministero della Verità in 1984[7]; «la libertà è un'illusione», ribatte Han in Nello sciame[8]: una illusione che sfrutta il nostro analfabestismo – e la nostra scarsa preoccupazione digitale – per trasformarci tutti in auto-sorveglia(n)ti di noi stessi.
Questo articolo è il primo di una serie sull'Architettura dell'Oppressione, un nuovo sistema di controllo economico, politico, digitale ed urbanistico in cui sorvegliare significa controllare corpi, emergenze e paure sociali. Leggi gli altri articoli: "Educati all’oppressione"; "Malvenuti nell’urFortezza"
Note:
- All'epoca della decisione, la composizione della Corte è frutto di nomine, che durano tutta la vita, delle amministrazioni Clinton (1993-2001), Bush Jr. (2001-2009), Obama (2009-2017) e Trump (2017+2021) e vede 3 giudici liberali – Sonia Sotomayor, Stephen Breyer, Elena Kagan – e 6 conservatori: Clarence Thomas, Samuel Alito, Neil Gorsuch, Amy Coney Barrett, Brett Kavanaugh e John Roberts. Sotomayor e Thomas sono consideratx, rispettivamente, la giudice più liberale ed il giudice più conservatore della Corte
- Quinn Grundy, Kellia Chiu, Fabian Held, Andrea Continella, Lisa Bero, Ralph Holz, "Data sharing practices of medicines related apps and the mobile ecosystem: traffic, content and network analysis", British Medical Journal, 20 marzo 2019
- Acronimo che sta per "Problem Exists Between Keyboard And Chair", in italiano tradotto come "il problema sta fra tastiera e sedia" e indica, in modo ironico, un problema software o hardware che si deve, in realtà, ad un errore dell'utente
- La cifratura GPG (Gnu Privacy Guard, "derivazione" dell’OpenPGP, Pretty Good Privacy) si basa sulla crittografia end-to-end, che all'interno di un'app smonta il messaggio da inviare in due parti: una legata alla cosiddetta chiave pubblica, comune ad entrambi gli interlocutori e utilizzata per crittografare i messaggi in uscita ed una chiave privata, creata invece dal dispositivo in cui l'app è installata, necessaria alla decodifica del messaggio, che così può essere letto senza alcun problema. Per questo si parla di ciffratura a chiave asimmetrica. Provare a leggere il messaggio senza la codifica privata significa leggere un testo indecifrabile
- Ideato dal filosofo e giurista Jeremy Bentham nel 1791, il "Panopticon" è un sistema di carcerazione idealtipico, considerato metafora perfetta del Potere "invisibile", nel quale un unico sorvegliante è in grado di controllare tutta la popolazione carceraria, nello stesso momento, senza che nessun carcerato sia in grado di percepirne il controllo. A diffondere il concetto al grande pubblico sono soprattutto i lavori del filosofo e sociologo francese Michel Focault e dello scrittore inglese George Orwell
- Byung-Chul Han, "Infocracia. La digitalización y la crisis de la democracia", Madrid, Taurus editorial, 2022 (in italiano "Infocrazia. Le nostre vite manipolate dalla rete", Einaudi 2023). Han è filosofo e docente di teoria della cultura all'Universität der Künste di Berlino (Germania), si interessa di vari ambiti che vanno dalla comunicazione di massa all'antropologia, dall'estetica alla filosofia sociale, ponendo al centro dei suoi studi la "Società della trasparenza" come fondamento dell'ideologia neoliberale
- George Orwell, "1984", Londra, Secker&Warburg, 1949
- Byung-Chul Han, "Nello sciame. Visioni del digitale", Roma, Edizioni Nottetempo, 2015, p.89
Nessun commento:
Posta un commento
I commenti sono moderati. Per partecipare alla discussione devi accedere con il tuo account Google. Lo spam, messaggi con link diretti, di natura antiscientifica, delirante o simili non vengono pubblicati: evita di perdere tempo a scriverli ed inviarli. La responsabilità di ciò che scrivi, anche penale, è e rimane solo tua. My house my rules