Sex workers, migranti, smartphone: l'Architettura dell'Oppressione è anche una struttura urbanistica e commerciale che sta trasformando l'Occidente in una "Fortezza eterna" che controlla i nostri corpi e le nostre paure. Concludendo l'opera di cosmesi della Democrazia
La democrazia "cosmetica" che Eduardo Galeano chiama "democratura" non adotta come nemico-capro espiatorio sex workers e migranti per mera casualità: insieme a quelli del lavoro sfruttato, questi sono corpi – individuali e sociali – tutt'altro che docili, depoliticizzati e de-conflittualizzati, che il Potere al vertice di questo regime ha necessità di reprimere e, soprattutto, di silenziare, agendo di volta in volta sul tasto della paura e della repressione o su quello della invisibilizzazione. Di entrambi nello stesso momento, quando necessario.
Ciascuno di questi corpi e delle sue rivendicazioni, in singolo o in collettivo, rappresenta infatti una voce di insorgenza sociale, un lemma di una vera e propria grammatica dell'antipotere e un nodo fondamentale di una Democrazia insurgente, l'unico possibile regime da instaurare per (ab)battere la «lotta di classe» giocata dagli Architetti dell'Oppressione.
[Leggi l'intero approfondimento sull'Architettura dell'Oppressione]
Il seme euro-statunitense della Democratura
La cancellazione del diritto all'aborto – oggi negli Stati Uniti quale diritto federale, domani in molti altri Paesi, tra cui il nostro - il tentativo di riformare in senso presidenziale lo Stato italiano, la lenta trasformazione del diritto di voto in una scelta "commerciale" tra offerte sempre meno distinguibili perché guidate dall'interesse dei gruppi di Potere inter- e sovranazionale rappresentano i primordiali semi di questa "fintodemocrazia" che si allontana sempre più dalla volontà e dall'interesse del popolo.
In questo nuovo regime leve come controllo e sorveglianza, sostiene il filosofo sudcoreano Byung-Chul Han[1], non passano più solo da repressione e paura ma anche – e sempre più – da intrattenimento e piacere, in un dispositivo[2] che agli arresti arbitrari e alle torture sostituisce la disciplina degli algoritmi, l'intelligenza artificiale e, soprattutto, il controllo delle informazioni e dei dati personali, fondamentali sia nelle relazioni di Potere che per la profilazione, commerciale, politica, sociale o criminale che sia.
Trasgressori di confine contro il Regime delle frontiere
Nella Società dell'Espulsione che permea la democratura, tornando alla definizione di Saskia Sassen, non dovrebbe stupire che le tecniche di sorveglianza e repressione siano studiate e perfezionate sulla carne di sex workers – di cui si è già detto nella prima parte di questo approfondimento – e migranti, cioè su chi proviene da quei Paesi il cui sfruttamento economico e ambientale permette al cosiddetto "primo mondo" di potersi definire tale. Finché il “resto” del mondo non si incazza, come sta accadendo dagli ultimi mesi del 2023 intorno agli effetti della guerra in Ucraina e del conflitto israelo-palestinese.
Paul Collier - "Fragile States, Better Security and Management of Natural Resources"
Progetto PeDRA, un Datagate per la Fortezza Europa?
È sulla carne dei migranti, ad esempio, che nel 2019 viene riconvertito il "progetto PeDRA", acronimo di "Processing Personal Data Risk Analysis", nato nel 2016 come programma di scambio dati sul terrorismo jihadista tra Europol e Frontex – rispettivamente la forza di Polizia europea e l'Agenzia della guardia di frontiera e costiera – e trasformato 3 anni dopo in programma per il monitoraggio sul flusso migratorio lungo la frontera sur dell'Europa.
Così, mentre l'avvocata Nayra Perez, Data Protection Officer di Frontex, denuncia come questa trasformazione non possa essere realizzata «senza violare la legislazione dell'Ue» e pone «un serio rischio di usare i dati in modo improprio rispetto al mandato di Frontex», nei nuovi compiti della polizia di frontiera vengono inseriti il controllo dei social media e la raccolta di dati sensibili per il riconoscimento dei migranti, compresi Dna, condizioni di salute ed orientamento sessuale. La denuncia di Perez viene ignorata, mentre l'Unione si trasforma sempre più in Fortezza Europa.
Nel frattempo, il Garante europeo per la protezione dei dati (Edps, European Data Protection Supervisor) accusa Europol di essersi trasformata in un'agenzia per la sorveglianza di massa, qualcosa di simile all'attività illegale della National Security Agency svelata nel 2013 da Edward Snowden. Due grossi indizi in tal senso:
- 4 petabyte (circa 3 milioni di cd-rom) di dati personali che la polizia europea detiene illegalmente sui cittadini europei, raccolti all’interno di indagini su criminalità e terrorismo
- un budget raddoppiato negli ultimi 6 anni, nello stesso periodo di questa "pesca a strascico" di dati
Indizi che danno il segnale, evidente, di come l'Unione-Fortezza abbia abbracciato in pieno l'idea di una "sicurezza" di matrice poliziesca, il cui obiettivo primario non è lavorare per rendere il territorio europeo più sicuro per chiunque vi abiti ma arrivare alla piena cancellazione del diritto alla privacy dentro e sui suoi confini.
Secondo quanto riporta Alessandro Starnoni su Mashable Italia nel gennaio 2022, l'accumulo di tali dati, «confusionario» perché impossibile da categorizzare
va contro "i principi di limitazione delle finalità, minimizzazione e accuratezza dei dati, tempi di conservazione, con il conseguente rischio di potenziali violazioni di dati, gestione generale e sicurezza delle informazioni. In poche parole, una potenziale violazione dei diritti e delle libertà personali"
"Sorvegliare è uno sporco lavoro, ma qualcuno deve pur farlo"
Dagli alti scranni dell'Unione-Fortezza sembra essere ipotizzata una riforma che non protegge affatto i diritti dei cittadini ma, al contrario, permetterebbe ad Europol di continuare ad avere a disposizione tali dati. Perché la sorveglianza di massa, illegale anche secondo l'Edps, è un «erculeo» lavoro, come dichiara Ylva Johansson, commissaria europea per gli Affari interni, ma qualcuno deve pur farlo.
Il business dei confini
L'evoluzione dell'Unione Europea in Fortezza – o involuzione, a seconda dei punti di vista – e con qualche differenza degli Stati Uniti, può essere facilmente compresa seguendo il progresso nell'impiego dei droni, assurti a simbolo di quella che Edward Snowden chiama "Architettura dell'Oppressione" e, non a caso, assurti a strumento fondamentale nella sorveglianza antimigrante.
Guarda: Europa: guerra ai migranti – Presadiretta, Raiplay, stagione 2022
Una politica-business – che coinvolge anche l'italiana Leonardo Spa, l'ex Finmeccanica – per cui l'Unione-Fortezza stanzia 34,9 miliardi per il solo periodo 2021-2027, di cui 1,3 destinati alle "attrezzature per il controllo doganale" per quell'idea di «muro intelligente» che affratella in una unità di politiche, lobbismo e affari i partiti repubblicani con i democratici-di-solo-nome su entrambe le sponde dell'Oceano Atlantico. «Non si può non notare» scrive l'avvocato Arturo Raffaele Covella su Melting Pot Europa
come dietro tutte queste azioni legislative e dietro alle politiche perseguite da governi anche di colore politico diverso si celi un'idea di società che non sa essere accogliente e ospitale, che ha perso il senso della realtà. Le persone da sempre si spostano e con esse circolano le idee e i saperi. Cercare di limitare tutto questo significa impoverirsi e perdere opportunità di crescita
I dati riportati nel 2021 da Roberta Cavaglià su Linkiesta indicano per la sola Frontex – nel periodo 2005-2016, i finanziamenti sono aumentati da 6,3 a 238, 7 milioni di euro, con un ulteriore aumento a 420,6 milioni nel 2021: militarizzare i confini europei, ed i corpi che in questo territorio abitano o transitano, serve in pratica per rientrare dall'investimento.
C'è sicurezza sotto l'occhio del drone?
Sono i droni utilizzati da Frontex nell'ambito di operazioni come "Ncc/Eurosur" e "Roborder" a permettere alla guardia costiera libica – ben finanziata da Bruxelles – di intercettare i barconi pieni di migranti per riportare nelle carceri libiche o reinserirli nel sistema di sfruttamento lavorativo adottato dai governi della nuova conformazione del Paese post-Gaddafi.
Alcuni di questi strumenti, impiegati anche sul confine tra Polonia e Bielorussia – il muro più lungo d'Europa – non si limitano al ruolo di pattugliatori, ma vengono usati anche in modo più attivo, ad esempio per distruggere le fabbriche delle barche che dovranno essere usate dai migranti o, come "taser-volanti", per attaccare le persone che riescono a raggiungere il muro al confine sur degli Stati Uniti [Startup Pitched Tasing Migrants From Drones, Video Reveals].
I droni che oggi sorvegliano il confine sud-est dell'Unione-Fortezza sono diretta evoluzione – politica più che industriale – dei droni da guerra che ieri sono stati impiegati contro il regime dei Talebani in Afghanistan dopo l'11 settembre 2001 ed oggi in Etiopia e Ucraina. Strumenti resi noti da persone come l'ex analista Daniel Hale o Heather Linebaugh, ex militare dell'aeronautica statunitense cui la partecipazione alla "Guerra al Terrore" regala un Ptsd (disordine da stress post-traumatico), come lei stessa scrive in una lettera al quotidiano the Guardian nel 2013 e, nel 2016, a Sonia Kennebeck per il documentario National bird. [I worked on the US drone program. The public should know what really goes on].
Guarda: National Bird - trailer, documentario di Sonia Kennebeck (2016), YouTube
Un decennio dopo i droni non solo continuano ad essere impiegati nel settore bellico – con un ovvio profluvio registrato nel business della guerra in Ucraina – ma sono sempre più presenti anche in ambito civile, ad esempio per portare pacchi, organi e medicine in zone altrimenti non raggiungibili, o per controllare opere pubbliche (video – Corriere della Sera) o assicurare l'ordine durante gli eventi pubblici: un ulteriore sfruttamento del concetto di "sicurezza" per abituare la popolazione alla sorveglianza di massa che l'Unione-Fortezza, dopo averla sviluppata sul confine antimigrante, sta ora rivolgendo contro la stessa popolazione che, erette le Mura, sostiene di voler proteggere.
Per approfondire:
- Un drone per sorvegliare il Mediterraneo e fermare i migranti. Il nuovo appalto del ministero dell’Interno – Duccio Facchini, Altreconomiia, 22 ottobre 2020
- Israele addestra l’Italia all’utilizzo dei droni killer – Antonio Mazzeo, Pagine Esteri, 29 dicembre 2021
- I consigli al governo di Leonardo – Claudia Vago, Comune-Info, 25 aprile 2020
Malvenuti nella urFortezza
Nata seguendo l'ideale – da tempo abbandonato – degli "Stati Uniti d'Europa", l'Unione Europea ha da tempo intrapreso una deriva autoritaria che la porta ad innalzarsi - come "Fortezza Europa" – contro un invasore esterno che essa stessa crea, tramite lo sfruttamento economico e il potere finanziario esercitato sui Paesi africani. Nell'ultimo periodo la "Fortezza" sta aggiornando se stessa e il proprio volto antidemocratico avvicinandosi sempre più a ciò che Umberto Eco chiamava "Urfascismo"[3], e non solo per il sempre più ampio spazio che governi, partiti e movimenti di ideologia fascista stanno prendendo nel vecchio continente
Sovrapponendo alle politiche della Fortezza Europa i 14 punti del "fascismo eterno" delineate da Eco, la "UrFortezza" «cresce e cerca il consenso sfruttando ed esacerbando la naturale paura della differenza» (punto 5) delineando quel muro di protezione antimigrante che, in modo ideologico più che fisico, congiunge Ceuta e Melilla – enclave spagnola in territorio marocchino – ai muri eretti lungo la rotta balcanica, per un totale di 16 muri della lunghezza totale di quasi 1.000 chilometri.
Barriere che permettono alla UrFortezza di muovere una «guerra permanente» (punto 12) tanto verso un "nemico" esterno che viene percepito alle "fondamenta giudaico-cristiane" – e dunque al «culto della tradizione» (punto 1) – di un'Europa in realtà nata laica dal meticciato di popoli e culture ed alla «volontà di potenza su questioni sessuali»[4] rivendicata dal nazionalismo (o suprematismo) bianco europeo, lo stesso tipo di Potere medievale che muove guerra al diritto all'aborto libero e sicuro su entrambe le sponde dell’Atlantico (vedi parte 1, "Introduzione all'Architettura dell'Oppressione").
Per approfondire:
- Dalla Germania agli Usa, l’internazionale del terrore bianco – Umberto De Giovannangeli, Reset.it, 20 febbraio 2020
- Il mito tossico del "genocidio dei bianchi" – Leonardo Bianchi, Vice, 27 novembre 2018
Il nemico (sbagliato) alle porte
È lo stesso nazionalismo che, servile vero un Potere in realtà sovranazionale (do you know governo Meloni?), con l'aiuto di partiti e latifondi mediatici indirizza verso gruppi sociali oppressi e marginalizzati una «frustrazione sociale» (punto 6) che origina invece "dall’alto", dalle politiche governative ed internazionali di tagli alla spesa sociale, austerità e sorveglianza e (ri)educazione dei comportamenti sociali: gli attacchi a diritti come quello ad un lavoro degno e pagato adeguatamente, all'istruzione universale e gratuita, al cibo, alla casa, ad un ambiente sano o alla libertà di movimento, non dipendono dall'arrivo dei migranti, ma dalle decisioni prese all'interno dei gruppi di Potere – e al Potere – in Europa e nei grandi consessi politico-economici internazionali.
Ne Il fascismo eterno, Eco parla di un «populismo qualitativo» (punto 13) perpetrato da una "élite" europea (punto 10) che – traslando il discorso alla stretta attualità – oggi muove guerra a diritti e libertà democratiche per spezzare quella «volontà comune» da cui generano quelle forme di insorgenza sociale necessarie a riscrivere gli equilibri del mondo in chiave davvero democratica: l'attacco alla voce antimilitarista sul conflitto russo-ucraino – un attacco che vuole il pacifismo «cattivo perché la vita è una guerra permanente» (punto 9) – e a qualunque voce che metta in dubbio la lettura filo-occidentale della guerra, rientra esattamente in questo progetto [ne parleremo in uno dei prossimi approfondimenti, ndr]. Scrive ancora Eco[5] (punto 3):
pensare è una forma di evirazione. Perciò la cultura è sospetta nella misura in cui viene identificata con atteggiamenti critici
Su quest'ultimo punto, in special modo, l'Italia si sta dimostrando ancora una volta perfetto laboratorio per le tecniche di repressione: basti qui elencare la repressione del movimento NoTav, la sorveglianza speciale – oggi conclusa – comminata contro Eddi Marcucci, o il processo politico, con successiva condanna contro Mimmo Lucano e il suo modello di gestione solidale, antimafia e antifascista di Riace. Tutte espressioni di pensiero critico e opposizione politica allo status quo capitalista, che il Potere neoliberale non può accettare
Per approfondire:
- Ucraina, i pacifisti sono nella realtà delle lotte e chi li accusa di essere servitori di Putin sbaglia di grosso – Globalist.it, 1 maggio 2022
- Guerra in Ucraina, le ragioni dei pacifisti – Giulio Marcon, Valori.it, 12 aprile 2022
- Il realismo dei pacifisti contro il machiavellismo della politica – Tomaso Montanari, Micromega, 28 febbraio 2022
Espellere, sorvegliare, intrattenere
Che vesta sotto gli abiti del totalitarismo, del nazionalismo o del suprematismo, la Società dell'Espulsione che regge la democratura non si basa più solo sulle forme classiche di controllo e repressione del dissenso, del pensiero e del movimento delle persone, ma aggiunge a queste un controllo sempre più stringente di informazioni e dati personali, feticci di quello che Han chiama "regime dell'informazione", cioè quella
forma di dominio nella quale l'informazione e la sua diffusione determinano in maniera specifica e decisiva, attraverso algoritmi e intelligenza artificiale, i processi sociali, economici e politici. A differenza del regime della disciplina, non si sfruttano corpi ed energie, ma informazioni e dati. Il fattore decisivo per ottenere il potere non è ora il possesso dei mezzi di produzione, ma l'accesso alle informazioni, che vengono usate per la vigilanza psicopolitica ed il controllo ed la previsione dei comportamenti. Il regime dell'informazione è adattato al capitalismo dell'informazione, che oggi diventa un capitalismo della vigilanza e degrada le persone alla condizione di dati e consumatori conquistati[6]
Il simbolo di questo nuovo totalitarismo è il tasto "like" dei social network, uno dei gesti più diffusi nell'internet di oggi ma allo stesso tempo strumento di studio, controllo e indirizzo di comportamenti sociali datificati - cioè aggregati in big data[7] – che il filosofo sudcoreano pone a fondamento della sua ricerca sulla "psicopolitica", tecnica del Potere che in parte sostituisce e in parte si associa alla "biopolitica" di Michael Focault per dar vita ad un regime a "libertà obbligatoria", mutuando il termine dall’omonimo disco di Giorgio Gaber del 1976.
Nel regime dell'informazione essere liberi non significa agire ma clickare, mettere like e postare così da non avere alcuna rivoluzione. I dati non sono capaci di agire in senso enfatico come le mani. Non sono più che organi di elezione consumista. Consumo e rivoluzione si escludono reciprocamente[8]
Pollice verso alla rivoluzione
«Il like esclude tutte le rivoluzioni»[9], scrive Han in Infocracia. Lo stesso "pollice su", a ben guardare, è stato una rivoluzione: emblema di quella innovazione tecnologica – oggi soprattutto economica ed antropologica – che sono i social network, negli ultimi anni varie ricerche stanno (di)mostrando come l'uso, abuso e cattivo uso di questi strumenti stia portando alla deriva concetti come "visibilità" e "trasparenza". Una deriva che ha inculcato nelle persone l'idea che qualunque momento della vita privata debba essere socializzato e trasformato in "performance", da distribuire – in maniera falsamente volontaria e pericolosamente gratuita – ad un pubblico di "seguaci" che, a loro volta, devono distribuire "performance".
Questa sorta di "principio di visibilità perenne" – che è un principio tutt'altro che democratico e generale, non applicandosi ai membri, noti e invisibili, delle classi dirigenti – sta facendo registrare tra gli utenti l'aumento di problemi di salute psicofisica, tra sindrome "Fomo" e chirurgia per assomigliare ai filtri di Instagram, fino al deterioramento delle capacità di provare empatia, come denuncia Jaron Lanier[10] enumerando i suoi "10 motivi" per cui cancellare «subito i tuoi account social».
Una soluzione meno estrema, e forse più realistica, potrebbe essere l'adozione di un nuovo modello di social network noto come Fediverso (Inchiostro Politico lo trovi qui), ma che a lungo andare rischia di reiterare alcuni tra i problemi principali dei social classici.
Jaron Lanier - Perché dobbiamo ricostruire internet
L'architettura persuasiva del Capitalismo della sorveglianza
L'architettura dell'Oppressione di cui parla Snowden, sostenuta dalla "libertà obbligatoria" dei social network, diventa un'architettura persuasiva, per dirla con Zeynep Tufekci[11], sociologa e scrittrice turca che da anni studia le implicazioni sociali delle nuove tecnologie: mentre diventano di uso sempre più comune, parole come "selfie" e "like" si fanno ancelle di un Culto della personalità digitale che, sostiene Han, è in grado di «riprogrammare»[12] i comportamenti sociali.
Stiamo costruendo una distopia solo per far cliccare la gente sulla pubblicità
afferma Tufekci in un TedTalk del 2017. L'anno precedente, in un'altra conferenza Ted, la sociologa turca evidenzia come in una società che sempre più si sta abbandonando, all'"intelligenza" delle macchine, «la morale umana» rimane fondamentale.
Zeynep Tufekci - We're building a dystopia just to make people click on ads
Intorno alla "riprogrammazione" denunciata da Han si è sviluppato negli anni quel complesso politico-industriale che Shoshana Zuboff chiama "Capitalismo della Sorveglianza": un sistema che sfrutta la diffusione – gratuita e spesso inconsapevole – la raccolta e l'analisi dei dati personali digitali e digitalizzati per affinare le capacità di sorveglianza del "regime dell'informazione".
Una competenza che proprio la "famiglia Pebkac", con l'ingenua convinzione del non avere niente da nascondere, permette di sviluppare con facilità. "Nothing to Hide" – documentario del 2017 di Marc Meillassou e Mihaela Gladovic [trailer] – (di)mostra, invece, perché dovremmo considerare di avere tutto, o almeno molto, da nascondere.
Per approfondire:
- Il capitalismo della sorveglianza – Shoshana Zuboff, Alessandra Boni, traduzione per Renovatio21, Medium, 13 luglio 2020
- Il potere del Grande Altro – Giorgio Salerno, Comune-info.net, 23 maggioi 2021
- La società della sorveglianza e il golpe silenzioso dei social media – traduzione da Firstonline.info, 28 febbraio 2021
- Sorvegliati e contenti: così i social hanno realizzato la forma di controllo perfetta – Lelio Demichelis, Agenda Digitale, 3 luglio 2020
- Il vero problema dei social network – Fabio Ambrosino e Rebecca De Fiore, Il Pensiero Scientifico Editore/Forward.recentiprogressi.it, dicembre 2020
- Come resistere all'economia dell’attenzione – Priscilla De Pace, Siamomine.com
La società "sanificata" degli sciami digitali
Grazie alla riprogrammazione di cui parla Han la società "razionale", la società del dubbio e della contestazione si involve in una società "emotiva", che accetta quasi per fede insindacabile ciò che la circonda e la permea. Una involuzione che demolisce il senso e l'azione dell'essere "comunità" per rinchiudere le persone in "sciami" digitali, asserragliate in microfortezze – le "camere dell'eco" – da cui difendere la propria visione del mondo da una realtà che oggi non rappresenta più quel collante sociale che era in passato, come ben dimostra la diffusione di idee antiscientifiche, molte delle quali di facile verifica, in risposta alla sindemia del Covid-19.
Due effetti evidenti di tale trasformazione riguardano la diffusione di fake news - e dei movimenti che le promuovono, come antivaccinisti, negazionisti del cambiamento climatico - e del cosiddetto slacktivism[13], una pratica di finta protesta che, ingabbiando l'attivismo all'interno delle regole dei social network, lo priva di un impatto politico significativo sul mondo reale. Molto spesso, anzi, questa forma di momentanea indignazione rimane all'interno di veri e propri recinti-policy, forme di autoriduzione al silenzio che evitano a chi le pratica la chiusura o l'oscuramento del profilo: la battaglia contro la censura dei capezzoli femminili su Instagram, che fuori dalla "bolla" non scalfisce in alcun modo il "sistema patriarcale", qualunque cosa questo termine ormai voglia dire, ne è esempio perfetto.
Come nello slacktivism, anche negli "sciami" teorizzati da Han – che li definisce "assembramenti senza riunione"[14] – non si sviluppa alcuna energia di matrice politica "insurgente". Ciò che invece si sviluppa è una forma di sorveglianza "orizzontale", un sistema in cui l'individuo «interiorizza la sorveglianza».
e il potere disciplinante si fa invisibile mentre impone una visibilità permanente ai suoi sudditi[15]
Il Potere dell'algoritmo ignoto
Una definizione che rispecchia alla perfezione l'idea di "Black box society" teorizzata dal professor Frank Pasquale[16]: nei fatti un progetto di società del controllo in cui governi e aziende private di Silicon Valley e Wall Street tracciano le nostre vite digitali, seguendo le tracce che noi stessi lasciamo, per mettere poi i risultati a disposizione di algoritmi dal funzionamento ignoto persino a chi dovrebbe esserne esperto, con tutto ciò che questo significa in termini di impatto sulla vita delle persone comuni.
A questi algoritmi, ad esempio, stiamo lasciando l'amministrazione della giustizia – che così si fa "predittiva" – dell'istruzione attraverso l'assegnazione dei docenti, nella concessione di mutui o per il sempre più diffuso e pericoloso riconoscimento facciale. Il tutto dietro la falsa convinzione che gli algoritmi siano strumenti tecnici e neutrali.
Ma finché gli algoritmi «rimarranno oscuri», scrive nel 2015 Giorgio Fontana su Internazionale, «non avremo alcun modo di distinguere il buon funzionamento dall'abuso»: firmando contratti che non leggiamo, stiamo affidando le nostre vite private e pubbliche a «poteri invisibili fondati sulla segretezza legalizzata», in una evoluzione degli «arcana imperii» già messi in luce da Norberto Bobbio a partire dal 1981.
Ad oggi c'è un'unica certezza intorno agli algoritmi, come emerge nitidamente da "Coded Bias", un documentario di Shalini Kantayya del 2020 su un progetto di ricerca della dottoressa Joy Buolamwini[17] - "Aspire Mirror" – sui pregiudizi socio-economici del riconoscimento facciale e, in generale, degli stessi algoritmi, creati all'interno della visione sul mondo degli esseri umani che li addestrano. Una condizione di partenza che li rende strumenti non-democratici e propalatori di disuguaglianza, discriminazione ed oppressione.
Non a caso questi strumenti vengono sviluppati partendo dalle fasce meno abbienti, più emarginate e meno protette della popolazione: veri e propri "algoritmi dell'oppressione", li definisce la professoressa Safiya Umoja Noble[18].
Criptogoverno 2.0
L'era della fede cieca nelle grandi masse di dati deve finire
sostiene in un TedTalk dell'ottobre 2018 la matematica e scrittrice Cathy O'Neil[19], secondo la quale «i modelli sono opinioni incastrate in strutture matematiche». Opinioni che, è ridondante sottolinearlo, non rispecchiano la visione e la posizione delle comunità marginalizzate, oppresse o sfruttate ma quella del Potere – soprattutto di natura finanziaria – che marginalizza, opprime e sfrutta.
Cathy O'Neil - The era of blind faith in big data must end
Lo stesso Potere, scrive Leslie Kern ne La città femminista[20], che costruisce l'architettura delle città con gli stessi pregiudizi da "vetri rotti" inscritti nel codice sorgente degli algoritmi. È il "criptogoverno" che fa l'upgrade ai propri connotati, citando ancora Bobbio e il suo lavoro sul "Potere invisibile" di oltre 40 anni fa.
Quanto sostiene O' Neil si vede plasticamente nel più importante cambiamento tecno-antropologico dopo la diffusione di internet come strumento di massa: la sua trasformazione da biblioteca pubblica – una visione al centro del Guerrilla Open Accesso Manifesto, redatto da Aaron Swartz nel 2008[21] – a mercato globale con l’arrivo dei social network.
Il terrorista inconsapevole e lo psicosorvegliante di corpi
In questo "regime dell'informazione", temi come visibilità e trasparenza assurgono al ruolo di armi politiche, ad uso esclusivo di gruppi politico-economici che detengono il potere di controllare e indirizzare i comportamenti sociali, sia degli individui che delle comunità.
Chiunque provi a mettere in crisi questo assioma, diventa il nemico pubblico numero uno per conseguenza logica: se il "regime dell'informazione" è guidato dai buoni, il Prometeo che prova a rubare questo potere non può che essere il cattivo, il "terrorista", come da sempre viene trattato Julian Assange, seppellito vivo nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh (Londra) mentre altri giornalisti rendevano di dominio pubblico i piani della Cia per ucciderlo.
Fin dalla diffusione dei Collateral Murder (5 aprile 2010), infatti, Wikileaks lavora per ribaltare – e dunque democratizzare – il potere della trasparenza, trasformandolo da sistema di sorveglianza del Potere sulle persone in strumento di controllo delle persone sul Potere.
Così, concludono gli studi di Byung-Chul Han, la sorveglianza "psicopolitica" riesce ad essere ancor più pericolosa della biopolitica focaultiana: se questa agisce infatti sulla regolazione e il controllo dei corpi – docili o insurgenti che siano – la prima lavora ad introiettare il paradigma dell'autosorveglianza nella mente delle persone comuni e, dunque, nel nostro modo di guardare al mondo.
Prima lezione di critica alla Democratura occidentale
Negli ultimi anni questa visione sembra mutare per effetto di un «incrinarsi» dell'«ordine costituito che ha generato consenso per decenni», come scrive il professor Stefano Boni nella prefazione italiana alla Critica della democrazia occidentale di David Graeber[22]. Un «ordine» che tra le altre cose, si legge nel testo, pone a proprio fondamento il partitismo per la gestione della res publica e nell'alternanza dei gruppi dirigenti; sul «consumismo» e l'«accettazione della devastazione ambientale» oltre che sulla «credenza diffusa della superiorità dell'Occidente».
Un Occidente che, trasformato in urFortezza, muove guerre "umanitarie" per salvaguardare un diritto – quello di difendere ed esportare «giustizia e verità», come le definisce Boni – di cui non è titolare e che non esercita nemmeno al suo interno: il migrante che non muore su confini sempre più militarizzati serve solo per lo sfruttamento economico, mentre l'unica azione politica legale è quella che ha «peso politico ridotto, ininfluent[e] al dispiegarsi del potere».
Per difendere questo status quo e una (in realtà precaria) posizione di vertice nella gerarchia sociale, il criptogoverno – riprendendo la definizione di Bobbio – lavora per rafforzare la percezione di insicurezza delle persone e, per logica conseguenza, per una più forte richiesta/offerta di protezione e sicurezza da parte delle stesse istituzioni che (pro)muovono l'azione di un "ministero globale della Paura"[23]: uno dei tanti volti della "Teoria dello Shock" resa nota dalla giornalista e attivista Naomi Klein nell'omonimo libro del 2007[24] e applicata, oggi, nella sua massima potenzialità di regime di governo, controllo e sorveglianza del Potere sulle persone.
"Ti lascerai dietro le catastrofi, ma sopra ci sarà il copyright"
Sotto un meccanismo che agisce tanto la biopolitica foucaultiana quanto la psicopolitica teorizzata da Han, crisi ed emergenze diventano veri e propri strumenti di governo e non più condizioni momentanee e non sempre prevedibili. scrive il professor Massimo De Carolis in Convenzioni e governo del mondo[25] che
il risultato è che l'insicurezza, l'instabilità e il senso di impotenza di fronte alla catastrofe imminente fanno ormai parte dello spirito del tempo e della normalità quotidiana di milioni di persone», scrive il professor Massimo De Carolis in Convenzioni e governo del mondo[25][...]Ci stiamo anzi abituando a convivere con simili focolai di insicurezza, integrandoli nella normalità come altrettante patologie croniche
L'esempio più attuale e lampante è la gestione della finta "emergenza" migranti lungo l'intera frontera sur della urFortezza euro-statunitense, gestita con la lente della repressione e del decoro urbano per non evidenziarne le dinamiche di economia predatoria – e criminale – sfruttamento dei territori del Sud Globale e violazione della libertà di movimento delle persone.
Se cade la prima tessera del domino...
«Surriscaldamento» (overheating): ha usato questa metafora l’antropologo[…]Thomas Hylland Eriksen per descrivere l'espansione e l'accelerazione frenetiche che hanno caratterizzato ogni attività nell'ultimo quarto di secolo all'insegna della globalizzazione
scrive Mariangela Pira, giornalista economica oggi a SkyTg24, in Effetto Domino. Come il mondo globale influenza le nostre tasche[26]
Il neoliberismo ci ha illuso che stessimo andando nella direzione giusta, verso un progresso senza limiti. Tutto è cresciuto – il Pil e i commerci, le popolazioni e le città, i consumi e le comunicazioni – fino a che, in mancanza di un termostato che ci indicasse quando smettere, ci siamo ritrovati in un mondo sovraccarico di merci, rifiuti, persone, informazioni. E sono scoppiate le crisi legate al clima, alle disuguaglianza, alla scarsità di risorse, alle migrazioni
Fermare la triplice Catastrofe a colpi di Democrazia
Ci stiamo abituando – meglio: ci stiamo facendo abituare – a trovare soluzioni locali ad una catastrofe «totalitaria», come la definisce l'economista Emiliano Brancaccio. Una catastrofe formata da crisi - «pandemica», «climatica» e «democratica» - figlie della logica strutturale del sistema che stiamo abitando e che, proprio per questo, «sono così difficili da scongiurare»[27]. Una difficoltà su cui, continua l'economista autore tra gli altri di Democrazia sotto assedio, pesa l'assenza di analisi sulle "leggi di movimento" del sistema[28], cioè le leggi generali che danno origine all'alternanza di crisi ed emergenze e che oggi gestiscono il movimento dei capitali e del capitalismo, dal punto di vista economico quanto politico della società.
La spaventosa concentrazione del potere economico nelle mani di una ristretta oligarchia plasma a sua immagine l'intero sistema dei rapporti in cui viviamo
scrive ancora Brancaccio[29], validando quanto scrive De Carolis in Convenzioni e governo del mondo riguardo la necessità di indagare il «legame profondo tra governo politico e governo economico», tra «l'ordine politico basato sulla sovranità dei singoli Stati» e «l'ordine economico assicurato dall'autogestione»[30], per comprendere la realtà.
Una realtà in cui il regime dell'informazione, le nuove tecniche di controllo e depoliticizzazione di corpi "docilizzati", lavorano con fare instancabile per perpetuare e rafforzare l'instabilità sociale, politica ed economica del mondo, sostenendo quelle istituzioni – come Stati-nazione, mercati, governi, confini, alta finanza – che sono direttamente imputabili della «catastrofe» e dell'«assedio» cui è sottoposta la Democrazia.
Questo articolo è il terzo e ultimo di una serie sull'Architettura dell'Oppressione, un nuovo sistema di controllo economico, politico, digitale ed urbanistico in cui sorvegliare significa controllare corpi, emergenze e paure sociali. Leggi gli altri articoli: "Introduzione all’Architettura dell’Oppressione"; "Educati all’oppressione"
Note:
- Byung-Chul Han, "Infocracia. La digitalización y la crisis de la democracia", Madrid, Taurus editorial, 2022 (in italiano "Infocrazia. Le nostre vite manipolate dalla rete", Einaudi 2023); "Nello sciame. Visioni del digitale", Roma, Edizioni Nottetempo, 2015. Quando questo testo è stato scritto, "Infocracia" non era ancora stato tradotto in italiano: tutte le citazioni, dunque, fanno riferimento alla versione spagnola del libro, con traduzione mia
- Per il filosofo francese Michel Focault, che lo teorizza a metà degli anni '70 del '900, un dispositivo è dato dall'insieme di tecniche discorsive e non utilizzate per controllare, dirigere e contenere le condotte delle persone. Esempio classico sono scuole e prigioni. Focault ne parla per la prima volta in "Surveiller et punir: Naissance de la prison", Paris, Gallimard, 1975 (in italiano: "Sorvegliare e punire: nascita della prigione", Torino, Einaudi, 1976)
- Umberto Eco "Il fascismo eterno", Milano, La nave di Teseo, 2018, edizione kindle. Secondo Eco, se il nazismo rimane ideologia specifica della Germania hitleriana, così non è per il fascismo, che invece si adatta a varie situazioni a seconda della presenza o meno di alcune caratteristiche (ne individua 14): così se al fascismo mussoliniano si tolgono le velleità imperialiste si arriva al fascismo spagnolo o portoghese, oppure al fascismo dei Balcani se dall'archetipo italiano si toglie il colonialismo
- Eco, op.cit., p.23
- Eco, op.cit., p.20
- Byung-Chul Han, op.cit., p.9, traduzione mia
- Con il termine "big data" si indica la raccolta di una quantità talmente ampia di dati informatici e informazioni digitali da dover essere elaborati, estrapolati e correlati attraverso particolari tecnologie e metodi d'analisi con lo scopo di migliorare le capacità decisionali di chi gestisce quei dati, che siano essi dirigenti d’impresa o politici
- Byung-Chul Han, p.20
- Byung-Chul Han, p.17
- Jaron Lanier, "Dieci raggioni per cancellare subito i tuoi account social", Milano, Il Saggiatore, 2018. Lanier è informatico, saggista e compositore statunitense
- Zeynep Tüfekçi è una ex programmatrice informatica turca oggi sociologa, professoressa alla Columbia e columnist del New York Times, il cui lavoro si concentra sulle implicazioni sociali delle nuove tecnologie
- Byung-Chul Han, "Nello sciame", op.cit., p.9
- Definito anche come "attivismo pigro" è un modo per disattivare la partecipazione politica delle persone facendo credere loro che il semplice uso non impegnato dei social network - ad esempio firmando petizioni non verificate, condividendo post o commentando notizie - possa cambiare la situazione politica, sociale o economica nel mondo analogico
- Byung-Chul Han, "Nello sciame", p.25
- Byung-Chul Han "Infocracia", p.13
- Frank Pasquale è professore di diritto alla Brooklyn Law School e alla Cornell Tech and Cornell Law School, considerato uno dei massimi esperti in diritto dell'Intelligenza artificiale, degli algoritmi e del machine learning, ovvero del modo in cui i computer possono apprendere dai dati che vengono loro forniti
- Joy Buolamwini è informatica del MIT Media Lab e attivista fondatrice dell'Algorithmic Justice League. Un suo progetto basato sul riconoscimento facciale, l'"Aspire Mirror", ha permesso di individuare il bias razziale dell'algoritmo di base, è lo spunto che permette alla regista statunitense Shalini Kantayya di dirigere "Coded Bias"
- Safiya Umoja Noble è ricercatrice in studi informatici e professoressa di studi di genere e studi afro americani all'Università della California, Los Angeles (UCLA) dove ha fondato e dirige il Centro per lo studio critico di internet (UCLA Center for Critical Internet Inquiry) ed è membro della Cyber Civil Rights Initiative. È autrice di "Algorithms of Oppression: How Search Engines Reinforce Racism" (NYU Press, 2018)
- Cathy O'Neil è matematica e scrittrice statunitense, autrice tra gli altri di "Weapons of Math Destruction: How Big Data Increases Inequality and Threatens Democracy" (New York, Crown Publishing Group, 2017), in italiano: Armi di distruzione matematica (Milano, Bompiani, 2017)
- Leslie Kern è professoressa associata di Geografia e Ambiente oltre che direttrice del programma su donne e studi di genere dell'Università canadese Mount Allison di Sackville. È autrice, tra gli altri, di "Feminist City: Claiming Space in a Man-Made World", New York-Londra, Verso Books, 2021, in italiano: "La città femminista: la lotta per lo spazio in un mondo disegnato da uomini", Roma, Treccani, 2021
- Programmatore, scrittore e attivista statunitense, Aaron Swartz è tra i coautori del RSS e delle licenze Creative Commons, del sito Reddit, della rete Tor o della biblioteca Open Library. è l’autore del "Guerrilla Open Access Manifesto" per la libertà di accesso alla conoscenza digitale. Il 19 luglio 2011 viene arrestato – e subito liberato su cauzione – per aver scaricato 4,8 milioni di articoli scientifici da JStor, uno dei principali database di articoli accademici al mondo acquisibili però solo dietro pagamento. Viene trovato privo di vita nel suo appartamento di New York l'11 gennaio 2013
- David Graeber, "There Never Was a West, Or, Democracy Emergence From the Spaces In Between", in "Possibilities: Essays on Hierarchy, Rebellion, and Desire", Chico (California, Stati Uniti), AKPress, 2007 (in italiano: "Critica della democrazia occidentale", Milano, Elèuthera, ed.2019. Traduzione di Alberto Prunetti). David Graeber (1961-2020) è stato un antropologo e docente di antropologia culturale all'Università di Yale, attivista – tra le altre in Occupy Wall Street – scrittore e tra i principali pensatori anarco-libertari degli ultimi decenni. Stefano Boni insegna Antropologia politica presso l'Università di Modena e Reggio Emilia
- Personaggio inventato da Antonio Albanese nel 2008 per lo spettacolo teatrale Psicoparty e più volte ripreso nella trasmissione di Rai3 Che tempo che fa
- Naomi Klein "The Shock Doctrine: The Rise of Disaster Capitalism", New York, Random House, 2007; in italiano "Shock Economy. L'ascesa del capitalismo dei disastri", Milano, Rizzoli, 2008. Traduzione Ilaria Katerinov
- Massimo De Carolis, "Convenzioni e governo del mondo", Macerata, Quodlibet, 2023, p.9. De Carolis insegna Filosofia politica e Filosofia sociale all'Università di Salerno
- Mariangela Pira, "Effetto Domino. Come il mondo globale influenza le nostre tasche", Milano, Chiarelettere, 2023, p.8
- Emiliano Brancaccio, "Democrazia sotto assedio", Milano, Piemme edizioni, 2022, p.21
- Nella teoria marxista sono le tendenze di lungo periodo nel movimento del capitalismo. Karl Marx ne individua 5: legge della miseria crescente; caduta del saggio di profitto; tendenza al peggioramento della crisi; concentrazione e centralizzazione del capitale; nascita del socialismo
- Brancaccio, op.cit., p.19
- De Carolis, op.cit., pp.13-14
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