Cercavamo i proiettili nei dizionari/e la polizia ci canta la ninnananna alla scuola Diaz/Sacco e Vanzetti si rigirano sulle sedie elettriche/Nei tuoi occhi annegheremo, e la Digos ci farà un servizio fotografico/Ti lascerai dietro catastrofi. Ma ci sarà sopra il copyright

(Vasco Brondi - "Cosa racconteremo di questi cazzo di anni zero")

Di fango e inchiostro

L'Archeonarratore
Scrivo a mano, pubblico online, sceneggio, leggo libri. Coltivo domande ed esercito dubbi.

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Mi chiamo Andrea Intonti. Persa tra block notes, penne e post-it ho una laurea magistrale in Comunicazione pubblica e sociale (Unibo, 2015, file in .pdf) e un diploma in sceneggiatura cinematografica (Scuola Immagina, 2021), ma molte delle competenze che potrei sgranare in curriculum e colloqui le ho acquisite facendo, consumando scarpe, tasti di computer e sedili di treni. Scrivo online da quasi 15 anni[1], sia all’interno di redazioni che come freelance, in un’ampia e approfondita scuola artigiana che mi permette di poter lavorare in:

  • copywriting, correzione bozze, scrittura ed editing articoli, content curation
  • sviluppo siti, web design, social media managing
  • editing (base) foto, video e audio

Sono pasciuto, costo troppo e scrivo lentamente
(Cal McAffrey/Russell Crowe, dal film “State of Play”, 2009)

Caminar preguntando

Ho capito da che parte stare sbirciando dalla finestra di una macelleria messicana, aperta a Genova nel luglio 2001 per uccidere il sogno collettivo di costruire, per tutti, quell’altro mondo possibile in cui valga la pena trovare un posto. Per questo cammino domandando sulla grammatica del Potere che, lontano dai riflettori di stampa e tribunali, disegna gli equilibri economici, politici e sociali del mondo. Dettagli, contesto e ricostruzione storica: sono i 3 punti di osservazione, indispensabili l’uno all’altro, con cui osservo le storie che racconto, nella convinzione che se la gente «sbraita»[2] deve sapere esattamente perché lo fa.

Informare è (ancora) un atto politico?

Credo oggi sia necessario tornare al consumo critico di un’informazione lenta e approfondita, che sia indipendente ma non imparziale, ad un fare informazione democratico e che ricomincia a spiegare realtà in cui chi legge, guarda o ascolta spesso non è presente. Riprendere la strada del fare informazione come atto politico, che non si toglie il cappello davanti al padrone e che non distingue tra il giornalismo che racconta la corruzione dei governi o la criminalità di Stato e l’attivismo di chi denuncia i danni sociali, ambientali ed economici della multinazionale, legale o mafiosa che sia.

È necessario, però, che chi legge, ascolta o guarda non si accontenti più del “giornalismo” che diffonde non-notizie, fatti non verificati, racconti embedded e propaganda; un giornalismo che non scava più tra le storie sepolte tra fango, censura e polvere ma lancia opinioni sciorinate nel minuto di un reel; che lavora tutti i giorni per mantenere in vita un mondo in cui, denunciava don Lorenzo Milani, «l’operaio conosce cento parole, il padrone mille, per questo è lui il padrone».

Dell’archeo-narrare

«Le storie sono fossili sepolti, frammenti di mondi altri che ti capitano per le mani in modo imprevisto», scrive Loredana Lipperini nella prefazione di “On Writing. Autobiografia di un mestiere” di Stephen King[3]. Archeo-narrare vuol dire estrarre dall’oblio, dalla censura o dalla polvere le storie-reperto, cercando di coordinare «fatti anche lontani», di mettere insieme, secondo l’insegnamento di Pier Paolo Pasolini, «i pezzi disorganizzati e frammentari» della realtà, perché limitarsi a riportare i fatti oggi non basta più: è necessario tornare a scandagliare «il mondo che sta a 10 centimetri dallo schermo del televisore» o dello smartphone.

Bonus track:

Because you can acknowledge and feel the suffering of others
because you have found what empathy feels like in your own life
because you have the privilege of an education,
of living in a house you can call home,
and you have three meals a day
Freedom and knowledge
It is your duty to prepare yourselves to help change the future of your country
And then move on to change the world,
so every other young person has the right to have a life like yours

(Lydia Cacho Ribeiro, giornalista, attivista e scrittrice messicana)

Note:

  1. Molte delle cose che ho scritto non sono più disponibili in rete perché i giornali e i siti con cui le ho scritte non sono più online, ma per farti un’idea puoi partire da AgoraVox, proseguire su Altreconomia e finire con l’agenzia internazionale Pressenza
  2. Will: "Dove mi giro vedo gente mascherata che sbraita prendendosela con il governo" - Don: "E tu cosa ne pensi?" - Will: "Che dovrebbe sapere perché sbraita". La citazione è ripresa da una puntata di The Newsroom, serie scritta da Aaron Sorkin e trasmessa in Italia da Rai3 tra il 2012 e il 2014
  3. Stephen King, On Writing. Autobiografia di un mestiere, Milano, Pickwick, 2017

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