Cercavamo i proiettili nei dizionari/e la polizia ci canta la ninnananna alla scuola Diaz/Sacco e Vanzetti si rigirano sulle sedie elettriche/Nei tuoi occhi annegheremo, e la Digos ci farà un servizio fotografico/Ti lascerai dietro catastrofi. Ma ci sarà sopra il copyright

(Vasco Brondi - "Cosa racconteremo di questi cazzo di anni zero")

martedì 27 febbraio 2024

Il Rastrellamento - a Gaijin Experience vol.1


Martin Niemöller riadattato ai tempi della cybersorveglianza di massa.


Anziana donna alla finestra
"One Nation under CCTV", illuustrazione in Creative Commons di @TomBlackwell (fonte: Flickr)

Prima di tutto riattivarono le frontiere, e io non dissi niente perché non ero mai uscito dal Paese
Poi aumentarono i controlli delle polizie, e io non dissi niente perché, così, mi sarei sentito più al sicuro
Poi riempirono il cielo di droni, e io non dissi niente perché al TG annunciarono che, da quel momento, furti e rapine non se ne vedevano più
Poi iniziarono a licenziare chiunque non la pensasse come loro, e io non dissi niente perché la pensavo esattamente come il Governo mi diceva di pensare.

Quando vennero a prendere me
in piena notte, mentre dormivo, non era rimasto nessuno a cui chiedere di protestare per me
Terrorista, mi chiamarono
Mi incarcerarono, mi torturarono e infine mi uccisero.
Tutto per la mia sicurezza, dissero.

[da un'idea attribuita a Martin Niemöller (1892-1984),
pastore protestante e teologo tedesco
riferito all'inettitudine degli intellettuali tedeschi dinanzi all'ascesa del nazismo]

{Gaijin è la parola giapponese per indicare - spesso in senso dispregiativo e para-razzista - una "persona esterna", non nativa del Paese: una definizione perfetta per chi si è sempre sentito straniero ai confini, alla patria e alla società natia}

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